Una sala stracolma di folla. Entusiasmo alle stelle. Così il popolo de La Destra siciliana ha accolto il segretario nazionale, Francesco Storace, che ieri sera ha aperto la campagna elettorale de La Destra al centro fieristico-culturale Le Ciminiere, a Catania.
L’ex ministro della Salute ha attaccato senza mezze misure il governo di centrosinistra e gli ex alleati del centrodestra a partire da Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. “’Leggo sui giornali che Berlusconi – ha detto
Storace - è preoccupato dai sondaggi e per questo mi starebbe per chiamare, ma interrogato il morto non risponde: io non ho ricevuto alcuna telefonata”.
Quindi, l’ex governatore del Lazio dopo aver ricordato che “
ci sono stati nei nostri confronti dei veti inaccettabili” si è detto “veramente arrabbiato perchè
il Cavaliere ha ritenuto di potere fare a meno di persone leali per prendersi quelli che lo tradiranno. La verità è che Berlusconi ha fatto
fuori Casini e La Destra per pareggiare alle elezioni nazionali e così poi fare le larghe intese. Ma la gente non vuole sentire parlare di queste cose, ha altre emergenze. La gente chiede sicurezza, lavoro e valori. Il limite di Berlusconi è che un giorno dice una cosa e il giorno successivo il contrario; mentre Veltroni di qualunque cosa accade dice che passava di lì per caso”.
Stoccate anche nei confronti di
Fini definito
“il Mastella del terzo millennio perchè è quello che è abituato ad alzare il prezzo ogni volta. Lui è uno che non si conta nei congressi e adesso ha scoperto che ci si può non contare anche alle elezioni perché pretende che i cittadini non trovino né le preferenze, né il partito. Questo non è democratico. Fini - ha aggiunto
Storace - faccia la sua strada. Si accontenti di fare il segretario o quale altra collocazione all’interno del Pdl e non so che carriera possa fare. Però capisca che l’Italia non sta appesa alla sua carriera personale.
Con i veti Fini ha fatto già perdere le politiche del ‘96 quando disse no a Rauti.
Nel 2005 quando disse no alla Mussolini e io ne ho fatte le spese in prima persona e, infine,
alle politiche del 2006 quando disse no a Musumeci. Tutto questo non e’ giusto. Nonostante i veti il vero nemico della campagna elettorale è Veltroni che ha ereditato la gestione del governo Prodi”.
Alle politiche “dopo la svolta neo centrista di Fini, noi e la Fiamma tricolore avremo l’onore di portare il simbolo della destra sulla scheda elettorale. Avremo una forza in più:
Daniela Santanchè, candidata premier. E’ una donna coraggiosa - ha sottolineato Storace – alla guida di una squadra seria, con proposte concrete che riguardano la vita dei cittadini: dalla lotta al caro vita alla sicurezza al lavoro”.
Non poteva mancare un passaggio anche sulle prossime Regionali in Sicilia: “Aspettiamo di sapere chi sarà il candidato unico del centrodestra, poi i nostri dirigenti siciliani decideranno, perchè ancora siamo alla penultima e non all’ultima notizia. Se nel centrodestra ci sarà una frattura interna discuteremo sulla frattura perché l’importante non è il nome ma il programma. Certo che tutti i partiti siciliani parlano di autonomia, ma poi le decisioni devono arrivare da Roma”.
Poi Storace ha ribadito che “noi vogliamo esserci nel centrodestra, vogliamo rappresentare un valore aggiunto. L’unica pregiudiziale è che il candidato deve rappresentare una discontinuità con il passato nei metodi prima che nei nomi”. Per quanto riguarda comunque le “decisioni siciliane” il leader de La Destra ha confermato “la piena autonomia” dei dirigenti regionali, e quindi “la scelta dovrà farla Musumeci con il partito”.
Il leader de La Destra si è soffermato anche sulle prossime elezioni Amministrative. “Chi può negare a me di sottopormi al giudizio degli elettori come
sindaco di Roma e a Nello Musumeci come sindaco o presidente della Provincia di Catania, dopo i 10 anni della sua apprezzata e indimendicata esperienza alla guida dell’Amministrazione provinciale etnea?”, ha affermato Storace scatenando l’ovazione della folla.

Da parte sua
Musumeci ha osservato che Catania “è una città martoriata, offesa, in ginocchio, sommersa dai debiti, con un sindaco che ha disertato per un seggio senatoriale”. Per il leader de La Destra siciliana “il problema non è di nomi, ma di discontinuità rispetto al passato: diciamo basta con le clientele e gli apparati. Noi a prescindere da tutto – ha aggiunto Musumeci – siamo pronti alla battaglia per tenere alta la fiaccola della Destra identitaria e valoriale”.
Anche il leader de La Destra siciliana non ha risparmiato critiche nei confronti di Berlusconi e Fini. “Noi non siamo impresentabili. Alla nostra Costituente,
il Cavaliere disse che il suo cuore batteva a destra, oggi possiamo dire che Berlusconi è ostaggio del livore di un capocorrente che ha venduto il suo passato e il suo futuro”.
Sulle prossime Regionali, Musumeci ha osservato che il centrodestra “è spaccato ma mostra i muscoli”. “Mi ricorda quel manipolo di gente che cantava e ballava mentre il Titanic stava affondando”. L’europarlamentare ha poi spiegato che “
noi staremo con la coalizione solo se il candidato alla presidenza della Regione potrà offrire tutte le garanzie di rottura con il passato fatto di clientele e di parassitismo. Non so – ha concluso – come tutto ciò si chiami a Milano o a Venezia, in Sicilia si chiama cuffarismo”.
Prima avevano preso la parola il portavoce provinciale
Luciano Messina, quello nazionale dei giovani
Ruggero Razza, la coordinatrice regionale Donne,
Rosaria Leonardi, e il portavoce regionale
Gino Ioppolo.